LUOGO: Metropoliz, Via Prenestina 913, Roma

DATA: 2013

PROGETTO E REALIZZAZIONE: workshop Linaria

Un nuovo laboratorio di Linaria per la realizzazione a Metropoliz (Roma) di un piccolo frutteto con antiche varietà di alberi, selezionati dalla Fondazione Archeologia Arborea. Il workshop è stato organizzato in collaborazione con la Biennale dello Spazio Pubblico 2013.

Una fabbrica abbandonata è diventata una città multietnica chiamata Metropoliz, dove vivono italiani, sudanesi, eritrei, marocchini, sudamericani e rom. Si trova in via Prenestina e fino agli anni Ottanta era il salumificio Fiorucci. Qui nasce il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia (MAAM). Un nome altisonante, che lo pone accanto alle grandi istituzioni museali di Roma (il MAXXI e il MACRO) e che fa della sua perifericità, della sua a-economicità, della sua non asetticità (il MAAM è contaminato dalla vita) il suo punto di forza.

In questo contesto si sviluppa l’idea di un laboratorio per realizzare a Metropoliz un frutteto utilizzando antiche varietà di alberi, selezionati Isabella dalla Ragione della Fondazione Archeologia Arborea. “Un tempo, tutte le specie da frutto coltivate erano caratterizzate  da una grande ricchezza genetica, un enorme mosaico di varietà ed ecotipi locali, che costituivano anche una grande ricchezza culturale fatta di usi, tradizioni e saperi  diversi. Per migliaia di anni generazioni di contadini hanno selezionato, tra le piante selvatiche e le mutazioni spontanee, le varietà da coltivare in diversi luoghi e situazioni. Erano dote per le donne che andavano in spose o eredità di padre in figlio, erano nelle valigie degli emigranti o nelle sacche dei pellegrini, fino a essere un vero e proprio documento di identità per le comunità che le avevano coltivate per secoli. Così che ogni albero da frutto, soprattutto nelle antiche varietà, non è solo “utile e dilettevole”, ma fa parte dell’identità delle persone che lo hanno coltivato.” (Isabella Dalla Ragione)

La creazione di un frutteto racconta, attraverso le sue antiche varietà, una storia identitaria e di appartenenza e porta a una riflessione sulla diversità, non solo botanica, ma sociale e culturale, come un valore da difendere e una grande risorsa per l’arricchimento del vivere urbano.

Con il frutteto si avvia un laboratorio di sperimentazione per raccontare un’eccellenza botanica e un progetto che non finisce con il termine dei lavori, ma prosegue nel tempo con la cura e l’evoluzione dello spazio e delle piante. Come Metropoliz, anche il frutteto sarà uno spazio precario, incerto, sempre in evoluzione. Anche gli alberi non avranno le radici nel suolo, ma saranno piantati in grandi contenitori. Si creerà così un giardino versatile, mobile e smontabile, progettato per adattarsi a cambiamenti continui. E in questo modo si evidenzia un’analogia e una ricorrenza del fare artistico: la natura precaria come un’installazione, ma, soprattutto, come traccia del dimorare e dell’abitare, dell’aver cura.