LA CITTA’ MEDITERRANEA

 

La coltivazione degli alberi da frutto ha inizio nel primo millennio a.C. quando dalla mezzaluna fertile, dall’Egitto e poi dall’Asia arrivano, oltre a tante nuove specie, anche l’innesto e altre tecniche di coltivazione. Insieme al sapere agricolo e veicolati dagli stessi frutti, arriveranno anche i principi della composizione dei giardini che si diffonderanno, insieme ai commerci fenici, alla cultura greca, alla potenza romana. (Barbera 2007) Nient’altro che splendidi frutteti sono stati i primi giardini d’Italia e d’Europa e tutt’oggi il tipico paesaggio tradizionale mediterraneo e periurbano prende il nome di “paesaggio delle Starze” o di “Giardino Mediterraneo”.

Da tempi remoti, nei giardini-frutteti si coltivano specie preziose, esigenti nei confronti dell’ambiente e, per i frutti particolarmente appetibili, di protezione. Tutto ciò, unito alla deperibilità dei frutti e alle difficoltà connesse al loro trasporto, ha confinato gli alberi da frutto in spazi cinti da mura, protetti e convenientemente posti in prossimità degli abitati urbani: negli orti dei conventi, nelle ville padronali, nei pomari toscani, nei broli lombardo veneti, nei giardini meridionali. (Biasi 2013) Il paesaggio del Giardino Mediterraneo resisterà negli originari spazi periurbani fino a quando, poco più di cinquanta anni fa, si diffondono nelle periferie urbane modelli industriali fallimentari e speculazioni edilizie devastanti che diventano i nuovi luoghi d’elezione per gli alberi da frutta. (Barbera 2013)

E’ chiaro quindi che la riproposizione del frutteto in ambito urbano e periurbano non si collochi semplicemente il quel movimento agricivista che ha investito la cultura urbana globale, piuttosto si configura come elemento storico fondativo della cultura e dell’immagine della Città Mediterranea.